(Di Manuel Fantoni)
Tanto è stato detto e scritto su questa nazionale, prima dopo e durante, dal 10 ingiusto a Thiago Motta (ma de che stamo a parlà?), alla mancata convocazione di Pavoletti, salvo poi ricrederci su Eder e scoprire che non sempre l’attaccante per giocare bene deve segnare, fino a Zaza e soprattutto Pellè esaltati fino ai calci di rigore. È stato un europeo anche di sorprese dall’Islanda fino agli azzurri accolti con applausi dai tifosi italiani, nonostante un’eliminazione bruciante ai quarti, segno dei tempi che cambiano, qualche anno fa a raccontarlo non ci avremmo creduto visti i precedenti.
Il futuro della nazionale c’è chi lo vede tutto nero, altri bianco, forse la verità sta nel mezzo, è vero Buffon e la BCC sono stati fondamentali, ma è anche vero che ci sono stati importanti segnali dai giovani, De Sciglio su tutti. Non è vero che non c’è materiale umano buono bisogna solo avere la pazienza e la capacità di lavorarci su, buona fortuna e lavoro a Ventura.
Si arriva quindi ad Antonio Conte, non era facile arrivare fino qui, probabilmente non era l’anno per vincere l’europeo, lo dimostrano i tanti infortuni importanti, i rigori dove la dea bendata ha fatto la differenza. Il CT ha puntato tutto su le qualità dove eccelle di più il carisma e la leadership, giusto così. Fa un po’ sorridere i tentativi dei media per farlo passare come un maestro di tattica e rivoluzionario, non abbiamo visto niente di nuovo, se non altro abbiamo chiamato con nomi diversi cose che già conoscevamo, il catenaccio è diventato contismo, il libero è diventato regista arretrato e così via, la colpa non è di certo di Conte quanto più dei media, che devono enfatizzare sempre il momento. Abbiamo riscoperto le nostre radici, di calcio difensivista, chiuso, più attento a distruggere che a creare ma contrariamente a quanto si pensa queste sono qualità e lo dimostra il fatto che abbiamo messo in difficoltà squadre come il Belgio, Spagna e per poco è mancato il colpaccio con i campioni del mondo. Esiste un calcio che può vincere anche oltre il tiki-taka, il possesso palla e l’esasperazione del gioco orizzontale, e noi ne siamo la prova, perchè si può vincere anche con 10 uomini dietro la linea del pallone e giocando a lanci lunghi. Sembra scontato ma non lo è, visto che per parecchi anni siamo stati inondati da incessanti lodi al guardiolismo e al calcio spagnolo, ma non fate l’errore di pensare che dopo il mondiale 2014 e questo europeo sia giunto al capolinea. Nella gestione Prandelli si era provato a snaturarci per seguire la moda del momento, facendo un calcio più propositivo e di possesso, ma i risultati come abbiamo visto sono stati parecchio deludenti. La risposta è semplice, non è nel nostro DNA e cultura, siamo più attenti al risultato che al bel gioco, come rimproverava Sacchi un tempo, salvo poi unirsi al coro delle lodi a Conte, che ha proposto un calcio diametralmente opposto al suo, fatto di possesso e pressing, ma questa è un'altra storia.
Antonio Conte merita gli applausi, le scelte le ha azzeccate tutte, a partire dal fatto che ha puntato su un gruppo, non ha convocato i migliori 23 italiani, ha scelto i 23 più adatti al suo gioco. Avrà ora la grande opportunità di fare il salto di qualità fuori dai confini nazionali, non sarà facile ma tutto può succedere.
In nazionale arriva Ventura, scelta quasi obbligata, per motivi economici più che per altro, era l’unico allenatore disponibile e senza pretese economiche esagerate, si d’accordo ha fatto bene al toro, ha lanciato dei giovani, però si poteva avere di meglio come anche di peggio. Ha scarsa esperienza internazionale, visto che ha disputato qualche partita di Europa League, ma sarà sufficiente? Ha scelto una sfida difficile, c’è una vecchia guardia al tramonto e dei giovani da far maturare. Ho detto difficile non impossibile
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