mercoledì 24 aprile 2019

LA CHAMPIONS NON È IMPORTANTE, È L'UNICA COSA CHE CONTA

Juve-Ajax è stato molto di più di un semplice quarto di finale di Champions League. Ha segnato un "di qua" o "di là". È stato "Risultatismo" vs "Belgioco". "Muso corto" vs "muso lungo". "300mln" vs "molto meno". E molto altro. Al tifoso juventino il colpo dell’eliminazione ha fatto molto male, era l’anno giusto, c’era il giocatore giusto, la prestazione in casa con l’Atletico era convincente. E no scusatemi ma, l’eliminazione del Napoli dall’Europa League non è né la stessa cosa né rende tutto più dolce. I media italiani erano sicuri, la Juve gioca un buon calcio e poi in Europa come in Italia conta solo il risultato e non il bel gioco. Insomma Arrigo Sacchi, che di Coppe ne ha vinte 2 consecutive (unico italiano) e lo andava dicendo da anni, lo hanno fatto passare per un Maurizio Mosca qualunque. Poi arriva puntualmente il campo e da il suo responso. 
Credo che siamo tutti d’accordo nel dire che mai come quest’anno puntava forte alla vittoria della Champions. Si è puntato su uno dei 2 numeri uno del calcio mondiale, la spesa è stata enorme. L’uscita ai quarti sancisce un fallimento colossale, che non verrà mitigato dall’ottavo scudetto consecutivo. 
La prima a farne le spese dell’arrivo di Ronaldo è stata la serie A, quest’anno mai davvero iniziata, lo scudetto era già scritto a luglio. Sarà dura spiegare a quelli del “bisogna essere grati in Italia alla Juve che ha portato Ronaldo”, la noia della serie A odierna contro l’equilibrio e il divertimento della Premier, dove pure il Leicester ha avuto la chance di vincere.
Giusto spendere due parole su ciò che è e ciò che non è l’Ajax. Qualificazione in semifinale strameritata, ma non sono la squadra di alieni che viene descritta prima e dopo la Juve. Sono la squadra che non ti aspetti, un po’ come la Roma lo scorso anno in CL. Giocano un ottimo calcio, possesso senza follie a differenza del tiki-taka, bravi a verticalizzare quando serve, pressing alto senza paura, centrocampo con privilegio della qualità sulla quantità. Gli ingredienti giusti per vincere in Europa. 3-4 giovani interessanti, De Ligt impressionante per talento e maturità, De Jong ottimo giocatore ma con un ruolo un po’ difficile da definire, Ziyech forse un po’ sopravvalutato. Credo che chi abbia scomodato paragoni con Cruyff e Michels ha senza dubbio esagerato. Anche in caso di vittoria, questo Ajax non ha rivoluzione il modo di stare in campo e giocare, come fece il calcio totale anni 70 o il Barcellona di Guardiola. Ha semplicemente giocato un calcio propositivo senza paura e ha imposto il proprio gioco. Come al solito in Italia arriviamo in ritardo su tutto, non solo non lo avevamo capito, ma avevamo elogiato il gioco opposto proposto da Allegri e sbeffeggiato chi diceva il contrario.


Alla Juve ogni anno manca sempre un qualcosa per arrivare al traguardo. Alla società non si può rimproverare molto, ha preso il più forte, poco da dire. A finire sul banco degli imputati è Allegri mezzo esonerato, stando ai giornali, in occasione dell’andato con l’Atletico, idolatrato dopo il ritorno. I nodi sono venuti al pettine, Dybala non è più forte di Messi, forse non è nemmeno adatto a una squadra di prima fascia europea. 
La serata di Torino ha sancito una bocciatura definitiva di Allegri e del suo gioco, tanto efficace in Italia quanto vecchio e superato in Europa. Il mister contro l’Ajax ha espresso tutti i suoi dogmi tattici, il terzino difensivo rispetto a quello di spinta, l’attesa nella propria metà campo dell’avversario, il contropiede e la verticalizzazione (davanti tanto ci pensa Ronaldo), la quantità alla qualità in mezzo al campo. Gli ottavi con l’Atletico avevano sancito che questo calcio non funzionava e infatti al ritorno Allegri cambiò tutto, pressing alto, intensità, gioco largo a tutto campo e fu 3-0. Sorprende che con l’Ajax ci sia stato un ritorno all’antica. Come ha giustamente ammesso Ronaldo, ci ha provato ma non può fare miracoli. Il gioco all’italiana e il “conta solo il risultato” è stato sistemato, con buona pace dei Caressa e compagni. Il gioco di Allegri non era forse così efficace e bello come ci hanno raccontato. Chissà se dopo questa debacle vincere sarà ancora l’unica cosa che conta?








Manuel Fantoni


(Pubblicista su Sport Globetrotter. Cinefilo. Amo il calcio, il basket e lo sport di movimento. Appartengo alla maggioranza silenziosa e al partito del buonsenso)

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