venerdì 6 giugno 2014

LA COSCIENZA DI CESARE

di Manuel Fantoni


Italia-Irlanda 0-0, Italia-Lussemburgo 1-1, tante polemiche sulle convocazioni, per gli scaramantici gli ingredienti per sperare in un buon mondiale ci sono tutti, visto che successe lo stesso nel 1982 e nel 2006. Per chi non vede il calcio come pura scaramanzia c’è tanto da dire sulla discussa gestione Prandelli nell’avvicinamento al mondiale.

Vada come vada il mondiale, Claudio Cesare Prandelli sarà ancora il prossimo allenatore dell’Italia, eppure qualche ombra nell’orizzonte si può intravedere, chiaramente non mette a rischio la permanenza del ct, ma lascia il sottoscritto, che non è nessuno per giudicare, un po’ perplesso.
Partendo da principio, Prandelli giunse in una nazionale ai suoi minimi storici, uscita come ultima del girone senza mai vincere una partita, con un gruppo di giocatori che aveva finito la sua storia in nazionale, ma soprattutto uno stile di gioco o meglio un’identità tattica da ricreare. Non è poca cosa e il ct è riuscito, ripartendo da capo, a raggiungere il traguardo.
Eppure ci sono anche degli errori da imputare a Cesare, errori che partono da lontano e che si palesarono già nella finale dell’Europeo con una sonora sconfitta per 4 a 0. 

Lo stesso Prandelli ammise di avere fatto giocare sempre gli stessi e avere osato cambiare poco, soprattutto in finale, non facendo giocare chi aveva più benzina nella gambe. Il problema è quello: Prandelli ha creato un gruppo di 11-13 giocatori che lui vede titolari o meglio imprescindibili, i nomi sono facilmente intuibili, Buffon, Chiellini, Barzagli, Pirlo, Balotelli, De Rossi etc, gli altri sono 10/11 giocatori che si alternano in base allo stato di forma e a ciò che hanno fatto vedere con i propri clubs.

Il quesito è: dopo questo mondiale ci saranno riflessioni da fare su giocatori anagraficamente vecchi sul loro futuro in nazionale tipo Pirlo e Buffon come potrà Prandelli, che sulla base della riconoscenza non rinuncia mai a loro, metterli alla porta? Non c’è il rischio che far permanere Prandelli altri 2 anni sia anacronistico e vada oltre i tempi fisiologici, in altre parole con questo mondiale non si chiude il ciclo Prandelli in nazionale e dei suoi fedelissimi? Il tempo forse ci darà risposta.
Ma non finisce qui, altro errore è stato convocare 30 giocatori, sapendo che comunque 23 erano già virtualmente scelti, forse ha creato tensione e nervosismo inutile, ma certamente chi è stato lasciato a casa con l’illusione di potere andare in Brasile non sarà contento di sicuro. A ciò aggiungiamo la mala gestione del codice etico. Sia chiaro, regole per “meritarsi” la nazionale sono sacrosante, se però le si dichiara pubblicamente, allora è cosa buona e giusta essere coerenti con se stessi. Prandelli ha messo regole che in linea teorica valgono per tutti, in pratica no, infatti c’è un Balotelli che al City si può permettere una “camminata” su Parker, pigliarsi 5 giornate ma essere convocato in nazionale perché “credo nella buona fede del giocatore”, oppure un Destro che rifila un pungo, essere squalificato in un controverso caso di prova Tv e saltare lo stage in nazionale, invece un Chiellini che facendo circa la stessa cosa in nazionale ci va; mi fermo qua per pietà non citando i casi di Criscito e Bonucci.
Il primo che in questo codice non ci ha creduto e lo ha reso una semplice pubblicità per rafforzare l’immagine di Cesare il ct buono come il pane, è stato lui stesso. Alla fine cosa sarebbe cambiato se anziché sventolare ai quattro venti il codice etico, l’attuale ct avesse convocato chi voleva sulla base del suo buon senso, come fece, pur sbagliando, Lippi nel 2010 non promuovendo nessun decalogo etico ma, giustificò apertamente la sua decisione di non convocare Balotelli e Cassano perché “teste calde”.

Vediamo ora il caso Pepito. Togliendo i “se” e i “ma”, resta clamoroso quanto fatto, perché Prandelli si è sconfessato due volte, la prima richiamando in nazionale quel Cassano che aveva messo alla porta nel 2012, secondariamente perché il Prandelli che voleva qualità e possesso palla, è lo stesso che lascia a casa il giocatore più talentuoso d’Italia. Inoltre Pepito ha lavorato duramente per recuperare per il mondiale, perché la riconoscenza e indulgenza mostrata per altri per lui non vale? Peccato davvero perché un Rossi anche al 50% avrebbe potuto dare molto di più di altri al 100%. Se nella storia della nazionale altri ct avessero ragionato così, non avremmo avuto Paolo Rossi al mondiale ’82, Franco Baresi nella finale di USA ’94 e Francesco Totti nel 2006. Pepito probabilmente si è pentito di non avere scelto come nazionale gli USA, dove è nato e vissuto, che gli avrebbe garantito la presenza ad almeno 2 mondiali che meritava, invece ha voluto scegliere l’Italia, che lo lasciò a casa nel 2010 per chiamare Quagliarella e Iaquinta e nel 2014 per motivi non ancora chiariti.
 
Il tweet "al veleno" di Giuseppe Rossi, una volta giunta la notizia della sua mancata convocazione.
Lasciamo andare la solita retorica dei 60 milioni di allenatori in Italia quando gioca la nazionale, in coscienza sua il buon Prandelli cosa pensa? È risoluto e assolutamente convinto delle sue decisioni? Rivedrebbe il suo rapporto con i singoli giocatori al di fuori della sua cerchia di eletti?
Davvero il bravo Cesare meritava così tanto il rinnovo ad altri 2 anni? Nessuno altro allenatore italiano merita una chance da ct?

A parte di queste domande avremo risposta al mondiale, ad altre forse tra tanti anni quando l’Avvocato (Buffa ovviamente) ci racconterà i mondiali del 2014 e ci svelerà qualche retroscena che non conosciamo.

Nessun commento:

Posta un commento