domenica 28 aprile 2019

IL RE È MORTO! LUNGA VITA AL RE! Lebron, la Brexit e Cristiano Ronaldo

(Dalla Rubrica "Cogito Ergo Sum")


Il Mucchio Selvaggio, di Sam Peckinpah (1969)
Ronaldo fuori dalla Champions League, LeBron fuori dai Playoff NBA, Regno Unito fuori dall'Europa.
Se questa storia fosse un film, sarebbe "Il Mucchio Selvaggio" di Sam Peckinpah, dove (riassumo all'estremo) un branco di uomini tenta disperatamente di depredare un grossa somma di denaro destinata ai ribelli.
Bene. Provate a rileggere questa sinossi un paio di volte e non ditemi che non potrebbe calzare alla perfezione per ciascuna delle tre folli, e romanticamente tristi, storie sopracitate.
Ronaldo fuori dalla Champions, e fate attenzione, non ho detto "Juventus fuori dalla Champions", perché se per taluni era già chiara ad agosto, per altri questa "sineddoche calcistica" è diventata via via più innegabile e netta nel corso degli ultimi mesi di questa stagione: Ronaldo è la Juventus o, ancora meglio, la Juventus è Ronaldo.
Il match di ritorno degli ottavi di Champions con l'Atletico di Madrid finito 3-0, è stato vinto dalla Juventus o da Ronaldo?
L'aumento di capitale in borsa della società (Società per "azioni" per alcuni, per altri "a delinquere", e fatevi una risata) è grazie alla Juventus o a Ronaldo?
Chi dimentica è complice.

Non lascio risposte, ma pongo socraticamente domande.
Un uomo, un fenomeno, un calciatore fra i primi 5 della storia del calcio, che tenta l'impresa di vincere praticamente da solo la coppa più ambita del mondo, con la squadra più sfortunata (solo sfortuna? lascio domande non risposte - bis) della storia. E fallisce miseramente.
Spostiamoci dall'altra parte dell'oceano: casa Lakers, invece che Sandra & Raimondo, abbiamo Raymone James e Sandra-Magic (quest'ultimo giusto l'altro giorno si è licenziato da Presidente dei Lakers, giusto per tenere alto il livello di comicità della sit-com).
Un uomo, un fenomeno, un cestista fra i primi 3 (sarebbe 2 ma ho paura dei "serpenti") della storia della pallacanestro, che tenta l'impresa di vincere praticamente da solo il trofeo più ambito del mondo, con la squadra più sfortunata (solo sfortuna? lascio domande non risposte - tris) della storia recente (attenzione ho detto "recente"). E fallisce miseramente.
(da sx verso dx) "Animali Fantastici & dove trovarli", "Il Braccio Violento della Legge", Lebron).
Momento momento momento (alla non Blake, ma Peter Griffin), la stagione dei Lakers e di LBJ non è paragonabile a quella della Juventus e di CR7. Sì, o meglio "Nì", come direbbe Caressa.
Ma lasciamolò lì Caressa, dato che la commedia slapstick Losangelina basta e avanza. Si era partiti ad inizio stagione con un roster che allo Staple Center di Los Angeles proiettava due film diversi: la prima parte di roster (Ball, Ingram, Kuzma) era tratta direttamente dal film "Animali fantastici e dove trovarli"  e l'altra metà direttamente da "Il Braccio violento della Legge" ovvero Stephenson, Rondo, McGee e Beasley.
Lebron nella terra di Mezzo, con l'occhio di Sauron, ovvero degli haters, pronto a incenerirlo al primo passo falso. E cosi è stato.
Passiamo alla terza e ultima storia folle, ma al tempo stesso, romanticamente triste: la Brexit.
Su questo resto leggero come la cena di dopo-pasqua, data la bulimica e massiccia overdose di informazione mass-mediatica da una parte e da quella opposta, d'analisi e "analisi" (virgolette) a riguardo.
Fermiamoci solo qualche istante prima del (loro) traguardo (se si può definire tale): una nazione da sempre ambigua nei confronti dell'Unione (no euro si sterlina, sistema metrico comodo come una forchetta per mangiare una minestra, guida a sinistra, e mi fermo qua perché sono magnanimo), ma al contempo da sempre tra i massimi paesi per prestigio, PIL ed importanza socio-culturale (leggasi voce "Beatles", "Rolling Stones", "Oasis": grazie grazie e ancora grazie).
Una nazione, un sistema di pensiero, un Paese fra i primi 10 della storia, che tenta l'impresa di vincere praticamente da solo il "trofeo" più ambito del mondo (la "Libertà" secondo loro da un sistema di Paesi), con il partito più sfortunato della storia (in una gara di sfigati Farage arriverebbe 2° perché è sfigato. Boris Johnson? Bei capelli). E fallisce miseramente.
Jeremy Corbin, leader del Partito Laburista. Idolo delle folle, anche prima di questa foto (che non è un meme).

Ride l'UE, che ora gioca al gatto col topo (giustamente).

Ride Juncker
Ride l'East Coast
Ride l'Ajax.

Ridono in molti, e piangono in altrettanti.

Dopo la tripletta all'Atletico, Caressa additava Ronaldo come "il Re" (io conosco " 'O Rey" ma direi ci siamo intesi ecco).
E il "Re" del calcio ha perso.
Lebron "The King" ha perso.
La "Regina" e la sua Nazione hanno perso.
Pensare di remare contro tutto e contro tutti, da soli, anche se si è "il più grande", non basta. Ma sopratutto non serve.
La politica, il calcio, il basket e lo Sport in generale sono l'esempio perfetto di quella dialettica delle parti tanto necessaria, quanto fondamentale per una vera vittoria (aprite a caso qualunque libro, non solo di Storia.)
Per l'uomo, sopratutto il grande Uomo, è facile cadere nel suadente fascino del Potere, del manipolare quello che alcuni fisolosofi chiamavano "Il Grande Spirito del Tempo", e di pensare di compiere "Il Miracolo". Da solo e per Lui soltanto.
Ma la Storia è più forte di lui, e a volte ce lo dice con le buone, altre con le cattive, come in questi casi.
E questo ce lo ricorda l'Africa, punto d'inizio del nostro Mondo per come lo conosciamo, punto di mezzo del nostro mondo sportivo (Francia ringrazia e saluta con la Coppa), e punto finale, del dibattito politico attuale, che tramite un antico proverbio ci dice:

"Se vuoi andare veloce, vai da solo,
se vuoi andare lontano, vai insieme."

Avanti insieme quindi, anche se il Re è morto. 

Almeno per quest'anno. 

"...il Re è morto! Lunga vita al Re!"














Simone Carpi

Redattore di Sport Globetrotter. Scienziato dei dati di professione, ma nella vita preferisco improvvisare. Preferisco conoscere i pazzi: hanno storie più interessanti. 

mercoledì 24 aprile 2019

LA CHAMPIONS NON È IMPORTANTE, È L'UNICA COSA CHE CONTA

Juve-Ajax è stato molto di più di un semplice quarto di finale di Champions League. Ha segnato un "di qua" o "di là". È stato "Risultatismo" vs "Belgioco". "Muso corto" vs "muso lungo". "300mln" vs "molto meno". E molto altro. Al tifoso juventino il colpo dell’eliminazione ha fatto molto male, era l’anno giusto, c’era il giocatore giusto, la prestazione in casa con l’Atletico era convincente. E no scusatemi ma, l’eliminazione del Napoli dall’Europa League non è né la stessa cosa né rende tutto più dolce. I media italiani erano sicuri, la Juve gioca un buon calcio e poi in Europa come in Italia conta solo il risultato e non il bel gioco. Insomma Arrigo Sacchi, che di Coppe ne ha vinte 2 consecutive (unico italiano) e lo andava dicendo da anni, lo hanno fatto passare per un Maurizio Mosca qualunque. Poi arriva puntualmente il campo e da il suo responso. 
Credo che siamo tutti d’accordo nel dire che mai come quest’anno puntava forte alla vittoria della Champions. Si è puntato su uno dei 2 numeri uno del calcio mondiale, la spesa è stata enorme. L’uscita ai quarti sancisce un fallimento colossale, che non verrà mitigato dall’ottavo scudetto consecutivo. 
La prima a farne le spese dell’arrivo di Ronaldo è stata la serie A, quest’anno mai davvero iniziata, lo scudetto era già scritto a luglio. Sarà dura spiegare a quelli del “bisogna essere grati in Italia alla Juve che ha portato Ronaldo”, la noia della serie A odierna contro l’equilibrio e il divertimento della Premier, dove pure il Leicester ha avuto la chance di vincere.
Giusto spendere due parole su ciò che è e ciò che non è l’Ajax. Qualificazione in semifinale strameritata, ma non sono la squadra di alieni che viene descritta prima e dopo la Juve. Sono la squadra che non ti aspetti, un po’ come la Roma lo scorso anno in CL. Giocano un ottimo calcio, possesso senza follie a differenza del tiki-taka, bravi a verticalizzare quando serve, pressing alto senza paura, centrocampo con privilegio della qualità sulla quantità. Gli ingredienti giusti per vincere in Europa. 3-4 giovani interessanti, De Ligt impressionante per talento e maturità, De Jong ottimo giocatore ma con un ruolo un po’ difficile da definire, Ziyech forse un po’ sopravvalutato. Credo che chi abbia scomodato paragoni con Cruyff e Michels ha senza dubbio esagerato. Anche in caso di vittoria, questo Ajax non ha rivoluzione il modo di stare in campo e giocare, come fece il calcio totale anni 70 o il Barcellona di Guardiola. Ha semplicemente giocato un calcio propositivo senza paura e ha imposto il proprio gioco. Come al solito in Italia arriviamo in ritardo su tutto, non solo non lo avevamo capito, ma avevamo elogiato il gioco opposto proposto da Allegri e sbeffeggiato chi diceva il contrario.


Alla Juve ogni anno manca sempre un qualcosa per arrivare al traguardo. Alla società non si può rimproverare molto, ha preso il più forte, poco da dire. A finire sul banco degli imputati è Allegri mezzo esonerato, stando ai giornali, in occasione dell’andato con l’Atletico, idolatrato dopo il ritorno. I nodi sono venuti al pettine, Dybala non è più forte di Messi, forse non è nemmeno adatto a una squadra di prima fascia europea. 
La serata di Torino ha sancito una bocciatura definitiva di Allegri e del suo gioco, tanto efficace in Italia quanto vecchio e superato in Europa. Il mister contro l’Ajax ha espresso tutti i suoi dogmi tattici, il terzino difensivo rispetto a quello di spinta, l’attesa nella propria metà campo dell’avversario, il contropiede e la verticalizzazione (davanti tanto ci pensa Ronaldo), la quantità alla qualità in mezzo al campo. Gli ottavi con l’Atletico avevano sancito che questo calcio non funzionava e infatti al ritorno Allegri cambiò tutto, pressing alto, intensità, gioco largo a tutto campo e fu 3-0. Sorprende che con l’Ajax ci sia stato un ritorno all’antica. Come ha giustamente ammesso Ronaldo, ci ha provato ma non può fare miracoli. Il gioco all’italiana e il “conta solo il risultato” è stato sistemato, con buona pace dei Caressa e compagni. Il gioco di Allegri non era forse così efficace e bello come ci hanno raccontato. Chissà se dopo questa debacle vincere sarà ancora l’unica cosa che conta?








Manuel Fantoni


(Pubblicista su Sport Globetrotter. Cinefilo. Amo il calcio, il basket e lo sport di movimento. Appartengo alla maggioranza silenziosa e al partito del buonsenso)

martedì 23 aprile 2019

"LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO": a Spurs' Story

Llorente esulta assieme al coach Pochettino, in seguito al gol decisivo nella partita col Manchester City.


La recente qualificazione del Tottenham in semifinale non è dovuta al caso, bensì ha diverse ragioni: l'allenatore, la graduale crescita di un gruppo che gioca insieme da anni e un gioco definito e ben eseguito che ha permesso agli Spurs di duellare ad armi pari con un top club come il City. Mauricio Pochettino è arrivato a Londra nel 2014 e ora sta raccogliendo i frutti del suo lavoro, a seguito di una programmazione mirata e concretizzata su una base di giocatori giovani, duttili e dal potenziale (Alli, Eriksen, Trippier, Rose, Kane) affiancati ai più esperti Lloris, Vertonghen, Alderweireld, Lucas, Aurier ecc...
Questo mix ha consentito al tecnico argentino di mettere in pratica il suo piano tecnico accumulando ottimi risultati in Premier League (5°posto nel 2015, 3° posto nel 2016, 2° posto nel 2017, 3° posto nel 2018) e di migliorare decisamente il percorso europeo, riportando il club in una semifinale di Coppa dopo 57 anni.

Sicuramente oggi la presenza di tanti nazionali diversi da al Tottenham la possibilità di variare moduli e schemi, dando a Pochettino modo di gestire tutte le competizioni nel modo più appropriato. Il filo conduttore innestato dai primi tempi del suo mandato riguarda il possesso palla veloce alla ricerca della profondità per gli attaccanti, i quali però sono anche in grado di gestire e passare la palla coi tempi giusti e questo crea spazio per centrocampisti o ali e terzini di fascia in fase di finalizzazione.
Possiamo dire che il doppio confronto col City in Champions è stato il manifesto della crescita degli Spurs su alti livelli, mai prima d'ora i londinesi avevano esibito una maturità, una capacità di gestire assenze ( vedi Kane al ritorno) e pressioni psicologiche unite a velocità di palleggio. Altrettanto si può dire che questo traguardo è figlio di un consolidamento di un progetto che anno dopo anno ha dato segnali importanti e ora sarà di sicuro interesse la sfida con l'Ajax, un’altra mina vagante del calcio europeo nel 2019.
Il Tottenham arriva a questo punto con grande fiducia nei propri mezzi, forte di aver superato il Borussia Dortmund e Manchester City  forte delle proprie individualità e delle tappe che ne ha contraddistinto il cammino in questi ultimi anni. 

Di certo in questo caso si fa fatica a parlare di improvvisazione, ma piuttosto di un’idea di costruzione di un team, non tanto basata su acquisti milionari, quanto della valorizzazione di ragazzi che tecnicamente, tatticamente e caratterialmente seguissero una linea comune.
L’esempio lampante della chiarezza di intenti e della fiducia della dirigenza nello staff e nella rosa è stata la voce ZERO euro sugli investimenti nel calciomercato 2018, una rarità nel mondo del football di oggi.
In un mondo dove tutto ha un prezzo, e il prezzo è caro, fa sorridere e sognare vedere il mito della classe operaia  sportiva mettere la freccia e superare la "Città di Manchester" e anche sì, la Vecchia Signora.
Buon proseguimento a Spurs & "compagni" quindi.










Davide Farri

(Blogger di Sport Globetrotter. Appassionato di fotografia, comunicazione digitale e sport, soprattutto calcio internazionale.)

venerdì 19 aprile 2019

"CERTI AMORI NON FINISCONO"

(della Redazione di SPORTGLOBETROTTER)



...Fanno dei giri immensi e poi ritornano!"
cantata così Antonello Venditti, e così gridiamo a gran voce noi tutti della Redazione di SPORTGLOBETROTTER: l'unico e inimitabile blog di analisi, racconti e storie del mondo dello sport a 360°.
Ebbene sì, siamo tornati.
Nuovi articoli, 
nuove analisi, 
nuovi racconti...
e anche nuove firme del blog!

restate in contatto perchè ne vedremo, anzi ne leggeremo...delle belle!


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