mercoledì 29 maggio 2019

DEA & FINTI DEI

I complimenti per questa stagione all’Atalanta sono doverosi e non dovrebbe essere diversamente. Certamente non saranno mai come gli elogi visti, sentiti e letti in questi giorni, in perfetta linea con quella regola non scritta italiana che il vincitore si elogia e lo sconfitto si critica sempre e a prescindere. Sono e sarò sempre per un campionato, come in questo caso, in cui la squadra al quattordicesimo posto per monte ingaggi possa arrivare terza, ma alcuni appunti a questa Atalanta vanno fatti per onestà intellettuale.
Partendo dal primo, l’eccezionalità di questa squadra è addirittura, sentendo Capello al Club di Sky l’altra sera, superiore allo storico scudetto dell’Hellas Verona. Sono in disaccordo, prima di tutto perché negli ultimi 10 anni, se chiudo gli occhi, mi giungono alla mente la Samp di Cassano e Pazzini (l’anno dopo fu Serie B) e l’Udinese di Guidolin (più volte e sempre fuori al preliminare). Come già detto, ben vengano storie come queste ma, non esageriamo nell’unicità di quanto accaduto quest’anno.
Gasperini ha fatto un grande lavoro di crescita con il gruppo Atalantino e lascio dire ai competenti se il suo sia il gioco più europeo che ci sia in Italia. Tuttavia, va detto che in questa stagione il cammino europeo della "Dea" si è arrestato contro il non irresistibile Copenaghen al preliminare di Europa League e il vero cambio di passo è arrivato non con il gioco ma con l’esplosione di Zapata. Rimango personalmente convinto che Gasperini sia un allenatore, al pari dei vari Mazzarri, Guidolin, Pioli etc…, perfetti per squadre medio-piccole con ambizioni europee, ma non adatti per squadre di alta classifica dove la posta sia in campionato che in coppa è più alta. La dimostrazione è stata l’esperienza fallimentare con l’Inter. Il banco di prova, che sarà Roma o Atalanta, verrà l’anno prossimo e sarei felice di essere smentito in questo pensiero.





Continuo a vedere nell’Atalanta come in tutte le prime 10 del campionato, salvo felici eccezioni, pochi italiani nell’11-titolare, in questa stagione nelle rotazioni con almeno 20 presenze si annoverano solo Gollini, Mancini e Masiello (non un ragazzino). Null’altro. A voi i commenti. Non credo sia un caso che nell’anno in cui i bergamaschi hanno puntato su giocatori affermati e non sui giovani sia arrivato l’exploit.
Rimane infine da discutere sul punto più critico. Spero tanto la prossima stagione di vedere la Dea poter realmente lottare in champions ma credo sarà davvero dura. Secondo la grande ipocrisia del Ranking Uefa, vige il postulato che in Europa si tifano le italiane, a parte la bestialità concettuale della cosa, secondo questo stesso ragionamento, in virtù del ranking nella corsa 4° posto avremmo dovuto tifare più Milan e Roma. Il motivo è semplice se per l’Atalanta già la sola partecipazione alla Champions, vada come vada, è un successo, per Milan e Roma no, in quanto punterebbero a un percorso europeo il più lungo possibile. Inoltre, forse sbaglio, ma sarà dura che di fronte a congrue offerte i bergamaschi non lascino partire gioielli. Insomma in chiave ranking, una Atalanta oggi o un Udinese ieri, che rimangono fuori dal girone o al più vi prendevano parte senza ambizioni, è un grosso passo indietro e vorrebbe dire, di fatto, di avere 3 sole squadre che puntano a un cammino il più lungo possibile in Champions. Fa sorridere che chi oggi ne tesse le lodi, siano gli stessi che pretendono che un milanista tifi Inter in Europa e viceversa, contro quella tradizione e rivalità che danno quel qualcosa in più al nostro povero campionato.  
Ci auguriamo una riorganizzazione della Serie A, in senso economico, che permetta sullo stile inglese, di competere realmente in coppa evitando smembramenti estivi delle rose in nome delle plus-valenze.
In bocca al lupo all’Atalanta per la prossima stagione ma, se OGGI la elogiamo, allora basta Ranking e ipocrisie DOMANI.













(Pubblicista su Sport Globetrotter. Cinefilo. Amo il calcio, il basket e lo sport di movimento. Appartengo alla maggioranza silenziosa e al partito del buonsenso)

Manuel Fantoni

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