martedì 14 maggio 2019

NÈ VINCITORI, NÈ VINTI

Il dominio del calcio inglese è pressoché totale e nessuno ricorda una cosa simile nel passato. Ovviamente è un successo che parte da molto lontano, da concezioni e logiche quasi più simili alle leghe professionistiche americane che a quelle europee. Questo genere di considerazione è già stato ampiamente spiegato da quasi tutti i giornalisti italiani, mi limito solo a dire che l’equilibrio in un campionato premia nel breve e lungo periodo. Le scelte strategiche della Premier, in particolare sulla distribuzione dei diritti tv, sono state opposte a quelle italiane, dove il grande club è stato premiato a favore dei piccoli. Ne deriva che, aldilà della finale di Champions ed EL di quest’anno, la Premier è un campionato molto più divertente e spettacolare della nostra (povera) serie A. In Italia chi comanda il calcio, anziché pensare a come innovarlo e migliorarlo come prodotto, è concentrato più a proporre la famigerata Superchampions, su esclusivo invito, la domenica al posto della cara e vecchia Serie A, con tanti saluti alla sua gloriosa storia e tradizione e, permettetemi, dandola in fondo definitivamente persa e irrecuperabile.
Eppure il dibattito sportivo italiano delle ultime settimane, un po’ perché la Juve è uscita dalla Champions prima del previsto e un po’ perché la Serie A è finita a Luglio, si è spostato su la diatriba, forse eterna, tra i "risultatisti" e "belgiochisti".
In pratica, i risultatisti accusano i belgiochisti di inseguire solo lo spettacolo e di creare un calcio bello da vedere ma che non vince, al contrario i belgiochisti sostengono che chi non produce bel gioco, si difenda e spera che i singolo risolva la partita non va lontano.


Le considerazioni sono tante, che il calcio italiano sia sempre stato propenso al difensivismo è vero, e qui i risultatisti hanno ragione, ma va aggiunto che anche quando le squadre italiane, nazionale compresa, hanno raggiunto traguardi importanti, hanno comunque prodotto sempre un minimo di gioco, e qui i risultatisti duri e puri del catenaccio e contropiede cadono nel torto. Basterebbe chiudere la questione con le parole di Kloppo dopo la semifinale: ”Potevo parlare di tattica e schemi prima della partita ma, non sarebbe servito a niente, quindi ho detto alla squadra che vincere 4-0 era impossibile che le opportunità erano poche, ma che i miei ragazzi possono tutto. L'ho detto anche a loro”.
Tuttavia, guardano proprio le partite di Coppa di queste ultime settimane risulta abbastanza evidente che questa polemica tutta italiana è piuttosto sterile e non centra i veri temi da dibattere. 
Una Champions con così tanti ribaltamenti di fronte non si ricorda, Barcellona – Liverpool ha sentenziato che ci cerca possesso e pressing a tutto a campo alla lunga viene premiato, Ajax – Tottenham ha sancito l’esatto opposto, perché tanto si può dire ma il Tottenham ha in un tempo ribaltato l’Ajax con verticalizzazione e lanci lunghi per Llorrente e inserimenti di ali veloci, insomma di niente di complicato e stilisticamente bello, ma molto efficace. Un unico elemento ha unito queste partite, e in Italia nei dibattiti TV con tanto di esperti è stato sempre citato a margine, l’intensità fisica delle inglesi. 

Senza questo ingrediente né Liverpool né Tottenham avrebbero raggiunto la finale con ribaltamento del risultato. Questo è quello che manca alle italiane, dalla Juve in giù, l’unica partita giocata a ritmi degni delle inglesi, è stata Juve-Atletico, poi buio totale per tutte nessuna esclusa. Sarebbe giusto dire che si dovrebbe partire da qui, che se un City-Liverpool di Premier ha ritmi e velocità paragonabili ad Ajax-Tottenham semifinale di CL, un motivo c’è, mentre un Juve-Napoli degli ultimi anni non regge nemmeno il paragone con le ultime semifinali e finali viste. Chissà se qualcuno in Italia ci spiegherà la ricetta per recuperare terreno in questo campo? Nel frattempo noi italiani godiamoci le elucubrazioni tattiche di chi da una parte sostiene che in Europa bisogna giocare con 3 registi e chi dall’altra con 3 mediani, le finali però le giocano e le vincono gli altri, alcuni giocano con pressing, possesso e corsa a tutto campo, altri col lancio lungo e la verticalizzazione. Speriamo che prima o poi anche noi ci sveglieremo da questo lungo sonno.









Manuel Fantoni

(Pubblicista su Sport Globetrotter. Cinefilo. Amo il calcio, il basket e lo sport di movimento. Appartengo alla maggioranza silenziosa e al partito del buonsenso)

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